Contro il virus delle montature giudiziarie

Pubblichiamo un comunicato che l’associazione firma insieme a diverse altre realtà collettive cittadine

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Il 13 maggio a Bologna sette compagne e compagni anarchic* sono stati arrestati e altr* cinque sottopost* ad obbligo di dimora con l’accusa assurda di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico.
Si tratta di compagne e compagni che negli ultimi mesi si sono distint* per aver espresso solidarietà ai detenuti e ai loro familiari di fronte ai  14 morti nelle rivolte di marzo, e in un momento in cui le carceri sovraffollate sono diventate immensi focolai di contagio.
Stupefacenti le dichiarazioni della Procura, che giustificano  un’imputazione abnorme sulla base di un unico fatto specifico, il danneggiamento di un ponte ripetitore nel 2018, la cui attribuzione è tutta da dimostrare.

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Quelli di «Repubblica» stanno messi male

Sulle pagine nazionali di «Repubblica» del 20 maggio 2018, tal Paolo Griseri, ex giornalista del «Manifesto» noto soprattutto per un’entusiasta agiografia di Marchionne, ha scritto un’astiosa recensione del manualetto di difesa legale Stop al panico! autoprodotto dall’Associazione di Mutuo Soccorso per il diritto di espressione di Bologna. È una prosa pseudoironica che potrebbe vagamente ricordare il riso delle iene nella savana…

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Di ritorno dall’Hackmeeting in Valsusa

Siamo stati all’Hackmeeting in Valsusa, presentando in anteprima un capitolo della nuova edizione di Difesa legale, prevista in autunno. Ringraziando per la calorosissima accoglienza e per il grande interesse riscontrato verso le nostre attività, tanto da parte della comunità hacker quanto dal movimento NoTav, condividiamo il comunicato finale dell’iniziativa, che cita anche la nostra partecipazione.

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Terrorizzare e reprimere. Il terrorismo come strumento repressivo in perenne estensione [Prima parte]

Volentieri condividiamo il contributo che segue.

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Prison Break Project pubblica sul web un intervento sulla storia del concetto di terrorismo che viene, proprio in questi giorni, utilizzato a fini repressivi contro quattro compagni e compagne NoTav, incarcerati in regime di alta sorveglianza dallo scorso 8 dicembre. La volontà è quella di contribuire al dibattito pubblico e di movimento sul tema della repressione, a partire dalle sollecitazioni che l’attualità giudiziaria impone su chi partecipa alle lotte in Italia. Continue reading